ANAC - Sezione di Trieste
Associazione Nazionale Arma di Cavalleria
Sezione "MM.OO. Guido Brunner - Ferruccio Dardi - Silvano Abba"
"Piemonte Cavalleria (2°)"

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23 maggio 2012
Conferenza alla Scuola Ferruccio Dardi di Trieste


          “Perché la nostra scuola è intitolata a Ferruccio Dardi?”
          Tante cose ci si aspetta quando ci si reca in una scuola elementare a parlare di cose serie. Ci si aspetta una schiera di visini fragili, poco interessati, già stressati dalle lezioni e dalla pesantezza che caratterizza l’essere piccoli da sempre e, forse in misura ancora maggiore, nel periodo attuale.
          E quando alla fine di un intervento si chiede se ci siano domande, non ci si aspetta un nugolo di manine alzate e domande pertinenti, stimolanti, al di fuori dei limiti dell’intervento che era stato, all’origine, concepito in termini contenuti ritenendo abbisognasse di una semplificazione a monte e di un attagliamento all’audience.
          “Com’è composto un plotone?”, “Dove è sepolto ora Dardi?” sono domande che ti farebbe un adulto che vuole saperne di più.
          Decisamente una bella sorpresa, quindi, l’esperienza della nostra Sezione ANAC alla Scuola Elementare Ferruccio Dardi di Trieste dove ci siamo recati (grazie anche alla preziosa collaborazione del Centro Regionale Studi di Storia Militare Antica e Moderna) assieme al nostro Presidente, Alipio Mugnaioni, per narrare agli alunni la vicenda dell’omonimo Medaglia d’Oro al Valor Militare (al quale, assieme ad Abba e Brunner, è intitolata la nostra Sezione).
          All’arrivo siamo stati accolti dai bimbi con l’inno, le prime due strofe del quale (molti di noi adulti, mi rincresce dirlo, ne rammentiamo solo la prima…) sono state cantate impeccabilmente e con partecipazione emotiva non solo dagli scolari italiani ma anche da quelli stranieri, inseriti a pieno titolo nel coro di benvenuto.
          Al termine si è proceduto alla deposizione da parte della dirigente scolastica di un mazzo di fiori, donato dalla Sezione, alla base del monumento commemorativo posto all’ingresso della scuola.
          Poco dopo, nell’Aula Magna, appositamente predisposta, ha avuto luogo la mini conferenza del nostro Presidente il quale, con l’ausilio anche di diapositive, ha interessato i piccoli e numerosi spettatori alla storia del Dardi, illustrandone le tappe più significative e l’atto di eroismo che gli è valso il conferimento della Medaglia d’Oro.
          A chiusura, dopo il fiume di domande di cui si diceva, la nostra Sezione ha fatto dono alla dirigente scolastica del nostro crest (aggiuntivo di targa con la ricorrenza del 9 luglio, giorno in cui, nel 1942, il Dardi, ufficiale dei “Lancieri di Novara”, nel respingere un attacco portato sul fianco destro della divisione Ariete, cadde ucciso sul suo carro) e di una copia del libro “Caricat” che rimarrà a disposizione degli alunni per consultazione.
          E’ questa un’esperienza da replicare, non solo perché siamo convinti di aver dato qualcosa ma anche e soprattutto perché siamo convinti di aver ricevuto molto di più vedendo l’attenzione partecipe in quegli occhi dove c’era e c’è voglia di crescere e di capire, dove c’era e c’è desiderio di ricollegarsi al passato per capire il presente.
          In un periodo nel quale la scuola come istituzione sembra aver relegato la storia nell’angolo con programmi che arrivano solo alla storia romana in quinta elementare, narrare eventi significativi, cronologicamente più vicini, può servire a dare ai piccoli il senso della loro collocazione nel tempo e nello spazio.
          Certo, a causa della predetta scelta nei programmi, è notabile l’assenza di intelaiatura dove collocarli, questi fatti, ma narrarli può innescare un processo inverso dove la storia a contorno di tali fatti viene cercata e ricostruita proprio a partire dal singolo evento, dalla singola avventura di Uomo e Eroe.
          Ancora, l’attiva partecipazione di alunni stranieri al coro di benvenuto e alla conferenza ci ha fatto ben sperare per una loro integrazione a pieno titolo nella società e, perché no, per un loro ruolo effettivo e costruttivo nella conservazione della nostra memoria.
          Da ultimo, quest’esperienza ci fa capire come non sia nostro diritto ma nostro dovere di adulti insegnare ai nostri piccoli, italiani o immigrati, i capisaldi della nostra cultura e di quella Storia che è alla base del nostro presente.
          Perché non si può capire l’Italia se non si capisce il suo percorso negli anni e le vicende che l’hanno resa la Nazione che è ora.